Apr 082022
 

LIBRO FINZI 2022 solo pubb 2

MAX BUNKER ci regala l’anteprima, in edizione limitata prima dell’uscita in edicola, delle sconvolgenti avventure dei coniugi Finzi. Una storia che vi terrà sul filo del rasoio dalla prima all’ultima, soprattutto ultima pagina, parola di un’esperta di letteratura gialla.
Ogni copia è autografata dal noster semper voster MAX BUNKER e, a richiesta, anche con dedica personalizzata!
prezzo 30 euro, spese di spedizione per raccomandata gratis

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 SE AMATE GLI ANIMALI QUESTO LIBRO FA PER VOI !!!

RICCARDO FINZI  “IL VENDICATORE”

ESAURITO IN EDICOLA!

C’era nell’aria desiderio di Ricardo Finzi e per la prima volta Luciano Secchi/Max Bunker ha scritto un libro di quattrocento pagine con sorpresa finale.
In redazione ci sono arrivate parecchie richieste del romanzo e quindi si è collegialmente deciso di ristamparlo e di metterlo in vendita solo direttamente dalla 1000VolteMeglio in quanto il giro dell’edicola ormai è finito.

Cosa che farà piacere a tutti, lo ordinate a noi e lo pagate al prezzo di copertina perché le spese di spedizione postale sono a nostro carico. Meglio di così…
Ecco le modalità
Come ordinare: NON SI ACCETTANO ASSEGNI

* bollettino postale sul c/c n. 001010763595


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Feb 052020
 

 

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Esclusiva: Un fantathriller di Luciano Secchi (Max Bunker)

Questo lungo racconto che dà il titolo al libro “Il Virus” pubblicato con il nome de plume di Max Bunker è del 1970, quindi di oltre quarant’anni fa, ma sembra scritto oggi, data l’attualità dell’argomento trattato.
t.v.

UN FANTATHRILLER DI LUCIANO SECCHI
(Max Bunker)

 

Sul momento non si diede molta importanza all’accaduto. Si trattava di due casi isolati, di elementi sui quali la cura rigeneratrice delle cellule non dava ormai più alcun risultato.
La loro morte era quindi scontata e non destò sorpresa. L’analisi casuale dei decessi fu forse eccessivamente affrettata, ma non vi era il minimo motivo per sospettare quello che sarebbe  accaduto poi.
La casa di riposo del Nord-Est registrò nella settimana seguente dodici casi di morti dovuta a rapida disgregazione delle cellule. L’Ospedale Nazionale Nord-Ovest, che aveva registrato i primi decessi pochi giorni prima, fu invece travolto da un’ondata di trapassi nel numero di centoventi. Pressappoco un decimo degli ospiti dell’istituto.Il Ministero della Sanità ordinò immediatamente un’inchiesta. Un esauriente e dettagliato rapporto fu depositato sul tavolo del reggente del dicastero ventiquattr’ore dopo.
  – Così la morte ha colto i degenti più anziani e più prostrati, quelli che erano sottoposti alle cure rigenerative più intense, coloro che avevano già le cellule in stato di decomposizione avanzata. Un Virus insomma.
  – Se Sua Eccellenza me lo consente – disse un uomo piccolo e magro dal viso scavato e dalla fronte solcata da rughe aspre e profonde, incaricato dell’indagine – io avrei una mia teoria personale.
  – Caro Capo d’inchiesta – il Ministro lo guardò con sufficienza e la sua voce era criticamente pacata – lei mi ha presentato un eccellente rapporto tecnico. Burocraticamente perfetto. Dati, numeri, schemi. Ma la causa? Abbiamo attrezzature che dovrebbero ridurre al minimo la possibilità di morte per malattia, o almeno contenerla in percentuali del tutto minime, varianti dallo zero virgola cinque al due per cento al massimo all’anno. Ora nel giro di dieci giorni muoiono più di duecento persone, e tutte per una decomposizione delle cellule che si è improvvisamente scatenata. Quale altra teoria può esistere se non quella del Virus?
  – Intendevo dire – soggiunse l’uomo che stava ritto impalato in piedi davanti all’assiso titolato – che per me parlare di Virus è azzardato o perlomeno nella forma accidentale. Per ora i casi verificati sono contenuti in un’area di circa venti chilometri. Non abbiamo segnalazioni di casi analoghi in altri posti, quindi…
  – Spiacente di deluderla – l’uomo politico lo interruppe seccato – il computer mi ha passato poc’anzi la seguente notizia: in novantasei ospedali si sono verificati casi di tracollo improvviso, nella misura di alcune migliaia; nelle case di riposo la percentuale è minore. L’età media dei colpiti varia dai sessanta ai settant’anni e principalmente colpiti sono quelli più lesi negli organi. Un Virus invisibile e silenzioso che fa strage negli elementi più prostrati. Per ora prende solo anziani e malati, ma poi?
  – Un gas venefico nell’aria lanciato dai terroristi – propose di slancio l’uomo magro incaricato dell’indagine. – Nelle regioni orientali c’è chi ancora non si è assoggettato all’idea del governo mondiale e quindi…
  – Può andare – decretò secco il Ministro. – Ha svolto bene il suo lavoro di funzionario ma ora la parola tocca alla scienza. Solo gli scienziati possono trovare la soluzione a questo caso.                   
L’uomo congedato indietreggiò di poco reclinando il capo e uscì silenziosamente lasciando il responsabile della salute dell’intera comunità avvolto in pensieri cupi.
Venne subito convocato un trust di cervelli del campo della sanità che, con l’aiuto di modernissimi computer, analizzarono tutti i dati rilevati dalle autopsie  effettuate sui cadaveri.
  – Un germe, un germe sconosciuto la cui identificazione è alquanto difficile… malgrado la perfezione delle nostre apparecchiature non siamo riusciti a localizzarlo. Una cosa è certa. Agisce istantaneamente sulle cellule più sfaldate. Insomma gli anziani e i malati di una certa età sono i bersagli scoperti del Virus, finché non troveremo un vaccino.
Le parole erano uscite dalla bocca di un austero signore dai capelli bianchi, eminente personalità del campo scientifico di nome George Klotz.
  – Uhm – mormorò il Ministro della Sanità dopo aver ascoltato tutto a labbra serrate, – non mi resta che chiedervi di continuare nelle ricerche, senza indugi. Si è sparso del panico. La notizia è trapelata alla stampa e la televisione l’ha diffusa nell’area mondiale.
L’indice fece pressione su un pulsante giallo e sulla parete apparve l’immagine nitida di uno speaker televisivo.
  – …centinaia di migliaia di casi si sono ripetuti non solo nella nostra ripartizione ma si stanno allargando a macchia d’olio. Si tratta di ben quattrocentomila morti in solo due settimane. I responsabili del dicastero della Sanità si sono chiusi nel riserbo più assoluto ma ora, dietro le pressioni dell’opinione pubblica, il titolare del dicastero ha deciso di concedere un’intervista che metteremo in onda in diretta.
Una luce rossa si accese a intermittenza sul pannello a sinistra della stanza e dall’altoparlante uscì una voce pulita e fredda.
  – Eccellenza le telecamere sono pronte. Aspettiamo solo lei. C’è il truccatore che…
l’uomo si alzò di scatto e, salutando i presenti con rapido cenno di mano, uscì dalla stanza. Un fascio di luce abbagliante investì e chiuse gli occhi istintivamente. Li riaprì poco dopo mentre una miriade di minuscole palline giallognole gli danzavano davanti alle pupille.
  – Di qui eccellenza, ecco si accomodi su quella poltrona.
  – Grazie.
  – Camera uno avanti, siamo in onda. Dunque eccellenza si è sparsa la voce che un Virus di incontrollata potenza si sia diffuso nell’aria e abbia già mietuto un milione di vittime. Cosa può dirci al proposito?
  – Purtroppo è vero per quanto riguarda il Virus. Un germe di cui conosciamo ancora molto poco si è scagliato con virulenza sui soggetti più esposti, vecchi malati in particolare. Debbo però contraddirla sul numero delle vittime. Gli ultimi dati segnalano solo ottocentomila persone decedute.
  – Solo ottocentomila dunque. Beh, ma l’uomo della strada, la massaia, il lavoratore, chiunque di noi si chiede come sia possibile che, malgrado l’apparato tecnologico a disposizione dei nostri scienziati non si riesca ancora a stabilire la causa e prevenirne gli effetti. Siamo insomma tutti esposti a questo Virus?
   – Devo ripetermi. Ho già detto che per ora il morbo ha colpito solo persone anziane e in special modo quelle il cui processo di disgregazione cellulare era molto avanzato. Per tranquillizzare l’opinione pubblica dichiaro ufficialmente che tutti i nostri scienziati stanno attivamente lavorando intorno a questa calamità e che appena in possesso di qualche notizia, informeremo subito gli organi di stampa e diffusione. Non ho altro da aggiungere.
  – Con questo, amici telespettatori, abbiamo terminato l’intervista con il Ministro della Sanità. La domanda angosciosa di milioni di cittadini avrà forse quanto prima una risposta che ci auguriamo essere positiva.
Nick Addams fece il suo ingresso nello studio con aria preoccupata. Era il primo caso difficile che gli veniva affidato. Se fosse riuscito a collaborare alla soluzione dell’enigma del Virus sarebbe diventato una personalità eminente, ma se avesse fallito, com’era nelle probabilità, la sua carriera sarebbe stata bruciata sul nascere.
  – Si accomodi, Addams – gli disse cordiale il Ministro della Sanità. Salutò con un cenno del capo il professor Klotz sprofondato in una poltrona davanti alla sua e si accomodò come era stato invitato a fare.
  – Immagino che sappia perché l’ho convocata!
  – Certamente.
  – Dunque Addams, per voce del professor Klotz lei è uno dei biochimici più valenti delle ultime leve. Le sono stati affidati sino ad ora incarichi di controllo di ordinaria amministrazione con esito positivo, e ora è venuta la grande occasione. – Fece una pausa e osservò il giovane che lo seguiva con espressione attenta. – Il professor Klotz ha forse trovato l’origine del Virus. Stanno già preparando un vaccino. Preferiamo per ora tenere celata la notizia perché un fallimento accrescerebbe l’angoscia della popolazione. Il suo compito, per espresso desiderio della Commissione di Vigilanza Politica da cui lei dipende, è di seguire le fasi dell’operazione e stendere rapporti sulla procedura e metodi usati dai nostri scienziati. Sono stato esauriente?
  – Direi di sì, eccellenza.
  – Bene, può accomodarsi Addams. Probabilmente sapeva già tutto dalla viva voce del suo diretto superiore, ma ho voluto convocarla io stesso per dimostrarle che non abbiamo alcuna animosità verso la Commissione di Vigilanza Politica e che siamo ben contenti che anche voi collaboriate e possiate avere libero accesso ai nostri laboratori. Buona fortuna Addams.
  – Grazie eccellenza. Professore, a più tardi.
Quattro occhi osservarono le spalle del giovane che scomparivano dietro un pannello metallico.
  – Che ne dici Klotz? È  veramente l’elemento adatto?
****
  – Nick! – una voce autoritaria investì Addams mentre scendeva le scale del palazzo governativo.
  – Senatore Gassius, stavo venendo da lei per riferirle…
  – Ho preferito venire a prenderti. Questa faccenda mi piace poco, anzi non mi piace per niente. Ma entra in macchina, parleremo meglio mentre ti accompagno ai laboratori ministeriali. Allora? Che ti ha detto la testa d’uovo?
  – Hanno scoperto l’origine del Virus, o così almeno credono, e stanno approntando un vaccino, ma vogliono tenere celata la notizia nel caso dovessero prendere un granchio.
  – Ma sentili! I signori vogliono andare sul velluto mentre due milioni e mezzo di persone sono già morte!
  – Due milioni e mezzo? Ma i dati ufficiali parlano di un milione.
  – Già più uno e mezzo non ufficialmente diramato. Cosa credi che sia a capo della Commissione di Vigilanza Politica per fare? Scaldare la sedia? Non mi va questa storia, non mi piace per niente.
  – Non piace a nessuno, sono tutti terrorizzati.
  – Tutti? No, non tutti. I vecchi, i malati, ma i giovani hanno capito che per ora sono immuni e, passato il primo momento di angoscia, se la prendono con sufficienza.
  – Ma ognuno di loro ha un padre, una madre, dei parenti attempati che sono esposti agli effetti del Virus e…
  – Nick, sei ancora entusiasta e onesto, per questo ti ho voluto con me. Ma tanti sono ben contenti di questo Virus. Diciamo che è stato quasi benefico.
  – Cosa intende dire senatore? Non la capisco.
  – Niente Nick, niente, fantasticherie. Siamo quasi arrivati. Ecco, quei padiglioni sono il centro delle analisi. Ti metterai subito a studiarci sopra e mi terrai costantemente informato.
Il veicolo del senatore decelerò silenziosamente e lasciò il giovane biochimico davanti all’ingresso principale per allontanarsi rapido e silenzioso com’era arrivato.
  – La sua scheda per favore – chiese con voce anonima la guardia.
Il cervello elettronico elaborò tutti i dati inseriti nel cartellino traforato e accese una lampadina verde.
  – Può entrare. In fondo a sinistra. Porta ventuno.
Un puntino microscopico si muoveva a passo lesto in un ordinato e squadrato schema di edifici di vetro e cemento senza che nessun altro si vedesse in giro. Arrivato davanti alla porta numero ventuno, questa si aprì di scatto e lo fece entrare in un vasto salone. Era uno dei laboratori dove analizzavano il Virus.
Il professor Klotz gli si fece incontro gioviale.
  – È già qui? Sono appena arrivato anch’io ma non pensavo che volesse iniziare subito.
  – I dati, professore, vorrei analizzarli insieme alle fotocellule.
  – Ma certo, c’è una scrivania per lei laggiù, è già tutto sul suo tavolo. Buon lavoro.
Nick si mise d’impegno ad analizzare con meticolosità tutto quanto gli era stato fornito.
****
  – Il Virus è localizzato. Per usare parole semplici le dirò che è un disgregatore di cellule. Non riesco a capire come possa essersi formato, ma è implicito che agisce sui corpi lesi.
  – Bravo ragazzo. Sta sotto a quei cervelloni. Non mollarli. E il vaccino?
  – Ne è stato approntato un quantitativo di prova. Faranno i primi esperimenti tra poco. Ma su ipotetiche vittime, in quanto il Virus agisce in meno di un minuto. Non si fa nemmeno in tempo a capire che uno ne è colpito che è già deceduto.
  – Ma è possibile che non ci siano elementi spia, che so, stati febbrili, stati spasmodici, alterazioni varie?
  – No senatore, colpisce i centri nervosi disgregando tutto. Si addormentano. Passano dal sonno alla morte senza accorgersi. È stato così in tutti i casi.
  – Bene figliolo, ho una conferenza stampa fra poco. Rivelerò che il Virus è stato localizzato e che il vaccino verrà provato. Ogni cittadino ha il diritto di sapere cosa sta succedendo.
  – Ma il Ministro aveva detto che…
  – Tu dipendi da me, non dal Ministro. E se quell’opportunista voleva che la cosa non si sapesse non l’avrebbe detta nemmeno a te. Buon lavoro Nick.
Addams depose il microfono e si accorse solo in quel momento che una giovane infermiera lo stava osservando.
  – Sì?
  – Stiamo per iniziare gli esperimenti. Il professore gradirebbe la sua presenza appena possibile.
Tre grosse pareti furono aperte alternativamente immettendo i due in lunghi corridoi conici mentre le luci si alternavano in colori sempre tenui e smorzati, e un ronzio monotono disturbava il padiglione auricolare.
  – Cos’è questo rumore?
  – Solo il professor Klotz può rispondere a qualsiasi domanda. Sono gli ordini. Ora potrà richiederlo direttamente a lui.
Arrivarono alfine in una grande stanza dove dieci degenti straniti erano attorniati da cinque uomini in camice bianco.
  – Addams! Finalmente! – l’apostrofò Klotz. – Abbiamo qui le cavie. Dieci malati la cui posizione clinica è pressoché identica ai colpiti dal Virus, ossia il processo di disgregazione delle cellule è in forte stato di avanzamento.
  – Lo so a memoria ormai, e così credo tutti. Può iniziare se attendeva me per questo – rispose asciutto il biochimico. Un’agopuntura in una frazione di secondo entrò e uscì dal nervo sotto l’occhio destro di ognuno dei dieci ricoverati.
  – Fatto! Ora non ci rimane che attendere i risultati. Se vuole analizzare le cartelle di ognuno sono lì su quel tavolo; fra un poco faremo le prime analisi e vedremo se abbiamo ottenuto qualcosa.
  – Un esperimento relativo, professore. Avreste dovuto iniettare loro il Virus. Solo così sarebbe stato sicuro che…
  –L’agopuntura è fornita di due beccucci. Uno inietta il Virus e l’altro il vaccino. Ora dormono. Non sono morti come può riscontrare dai rilevatori, quindi è già un parziale successo, le sembra?
Nick assentì. Sfogliò distrattamente i referti che aveva davanti mentre il massimo cervello a disposizione dell’umanità era attorniato dai suoi collaboratori.
  – Ci siamo Addams, guardi! – La voce di Klotz era densa di soddisfazione. – Guardi, l’effetto del Virus è stato bloccato e le cellule hanno avuto un lieve procedimento di ricomposizione. È fatta! Ora si tratta di produrre il vaccino su larga scala tenendo sempre le cavie sotto osservazione.
  – Congratulazioni professore. La fama di cui gode non è affatto usurpata – affermò Nick con fredda cortesia.
  – Merito delle attrezzature e dei valenti collaboratori da cui sono circondato – rispose enfatico Klotz non avvertendo la freddezza dell’incaricato della Commissione di Vigilanza Politica.
Nick fu l’ultimo a uscire dallo stanzone. Osservò tutti i fili collegati col cervello elettronico che venivano inseriti nei caschi spia infilati in ogni cavia.
  – Signor Addams! – il sussurro gli proveniva dalle spalle. Giratosi si trovò davanti una infermiera sulla cinquantina. Rimase un attimo perplesso corrugando la fronte, poi i suoi muscoli facciali si atteggiarono a un sorriso.
  – Madia! L’hanno trasferita qui? È da parecchio che non ci si vede. Come sta?
La donna si guardò intorno con circospezione poi si avvicinò il più possibile all’orecchio del biochimico. – Devo parlarle signor Addams. Possiamo vederci alle otto? Io stacco a quell’ora. Cancello trentasei. Ho cose urgenti da dirle.  
  – Addams, che fa lì? – la voce di Klotz rimbalzò duramente nel corridoio. – E lei, signorina, sa che non può uscire senza permesso dal suo reparto? Questa è zona proibita. Le farò rapporto.  
  – Mi scusi professore, ma conosco da tanto tempo il signor Addams e saputo che era qui…
  – Non avrebbe dovuto neanche saperlo. Torni al suo posto. Farò un’eccezione per questa volta, ma non deve costituire un precedente.
Klotz, alquanto seccato, prese per il braccio il giovane avviandosi verso il distributore automatico di bevande calde.
  – Venga Addams. La Commissione di Vigilanza Politica non è mai stata troppo tenera nei nostri confronti ma l’evento è tale che non voglio che ci siano zone d’ombra tra di noi.
Istintivamente Nick si girò a guardare la vecchia Madia, sua prima assistente all’università, e il suo sguardo s’incrociò con quello della donna, e gli sembrò di captare nei suoi occhi una luce di timore.
****
Il senatore Gassius aveva appena terminato la sua conferenza stampa che subito i giornalisti coi microfoni informavano le loro redazioni delle rivelazioni ottenute. I giornali uscirono in  edizione straordinaria.
  – Scoperto il Virus. Il farmaco vaccino sarà presto pronto. Sarà frenata la marcia della morte?
Nelle strade, ma soprattutto negli ospedali, case di cura, convalescienziari e case di riposo la notizia subito trasmessa in televisione su tutti i canali fu salutata da un’esplosione di gioia.
Molta gente fermava per strada il senatore Gassius per avere particolari, chiedere ragguagli, lo toccavano e gli sorridevano specie i più attempati, poiché aveva portato loro uno spiraglio di speranza.
Giunto davanti alla sua abitazione, un uomo uscì da un veicolo ufficiale.
  – Senatore, lei ha arbitrariamente diramato una notizia che spettava a me rendere di pubblico dominio – lo apostrofò ringhiando il Ministro della Sanità.
Gassius sorrise beffardo. Molta gente si era fermata a osservare i due uomini pubblici che nelle ultime settimane, specie il più diretto interessato alla Salute Pubblica, erano stati oggetto di attenzioni e commenti da parte della popolazione.
  – Signor Ministro o Eccellenza come meglio preferisce, ogni cittadino, dal nostro Presidente sino all’ultimo della scala di coefficiente intellettivo, deve essere tempestivamente informato di quello che succede, specie in frangenti del genere. Voglio comunque cogliere l’occasione per congratularmi per il brillante successo ottenuto.
Lo scroscio di applausi dei presenti coprì le ultime parole dette in tono beffardo dal vecchio servitore del popolo, mentre il responsabile del dicastero, accigliato e nervoso, rientrava nel suo veicolo.
****
Era già il sesto mozzicone di sigaretta che Nick gettava a terra davanti al cancello numero trentasei, e l’orologio segnava le otto e ventisei minuti, ma di Madia nessuna traccia. Decise di non attendere oltre. Infilò la scheda nell’identificatore automatico e l’elaboratore diede luce verde. La porta gli si aprì davanti e rientrò nell’edificio.
Dallo studio di controllo, la memoria televisiva a circuito chiuso localizzò il nuovo entrato e trascrisse il messaggio in onda.
«Nick Addams è entrato dal cancello numero trentasei e si sta dirigendo verso la porta ventuno»
  – Qualcosa non va Addams? – Il professor Klotz era balzato fuori come dal nulla e si era parato davanti al giovane prima che questi potesse attraversare la porta che l’aveva visto uscire tempo prima.
  – Dov’è Madia? – chiese duro.
  – Madia? E chi è? – rispose Klotz tra lo stupito e il seccato.
  – Madia, l’infermiera con la quale ho parlato nel corridoio, quella che lei ha apostrofato! – urlò Nick esasperato.
  – Si calmi, Addams. Non posso sapere tutto di qui dentro. Ora m’informo subito.
Tolse di tasca il pocket-video e si mise in contatto col centro diramazione del personale.
  – Voglio l’infermiera Madia, non so il cognome, è al reparto venti, la trovi subito per favore.
  – Un attimo prego.
Righe orizzontali si alternavano davanti al micro-schermo mentre Nick si sentiva sempre più preso da una forma di malcontenuta nevrosi. Poco dopo il viso dell’addetto ricomparve sul video.
  – È stata ricoverata nel reparto tre. Ha avuto un attacco da Virus. È deceduta venti minuti fa.
  – Cosa?!? – tuonò Nick. – Ma è impossibile!
  – Perché impossibile Addams? – Klotz parlava lentamente e con voce molto calma. – Non ci avevamo pensato ma era già di una certa età, quindi se non immunizzata…
  – Anche lei è di una certa età professore. Mi domando se il Virus faccia questioni di ordine gerarchico.
  – Ma come si permette di…
Non finì la frase perché il giovane del Comitato di Vigilanza l’aveva gettato a terra con uno spintone e correva verso la palazzina contrassegnata dal numero tre.
  – Voglio vederla, ho detto! – urlò.
  – Impossibile, senza l’autorizzazione del professore – gli rispose pacato l’infermiere di guardia.
  – Me ne frego! Voglio vederla, si scosti – Nick era stravolto.
  – Tutti i colpiti dal Virus sono contagiosi, lo vuole capire? Non posso trasgredire agli…
Il pugno lo colpì diretto al mento ed era un pugno ben assestato.
L’uomo a terra fu scavalcato dall’intruso, ma tenendosi la mascella con una mano e azionando una leva con l’altra mise in moto il sistema difensivo.
Dei fasci di luce investirono Addams, bloccandolo.
  – Raggi jodici. Perché mi volete fermare? Cosa avete da nascondere?
  – Niente Addams, proprio niente! Ecco la sua Madia. Vuole fare lei stesso l’autopsia?
Nick guardò la donna dalla vetrata. Era distesa su un lettino in una celletta bianca e completamente disadorna.
  – Mi scusi professore, io…
  – La capisco, la capisco. Non gliene voglio per quella spinta. La cosa l’addolora ma pensi che anche noi siamo qui a lavorare per salvare tante Madia che lei non conosce, ma che hanno lo stesso diritto alla vita.
  – Vorrei vederla da vicino, vorrei entrare dentro. Posso?
  – Mah, è pericoloso, ma faccia come crede. Non mi sento di negarglielo, entri pure.
Sembrava dormisse. La bocca era leggermente atteggiata a un sorriso, ma le mani erano chiuse, serrate a pugno. Da una di esse usciva qualcosa. A fatica il giovane riuscì ad aprirla. Era un ritaglio di quotidiano, parlava di cifre del bilancio generale destinate alla costruzione di nuove case di riposo, ospedali e attrezzature per la rigenerazione delle cellule in via di invecchiamento. Lo appallottolò e uscì gettandolo via.
****
  – Il mio compito è finito senatore. Il siero ha fatto effetto. È stato prodotto su tutto il pianeta. Uomini e donne dalla cinquantina in avanti vengono immunizzati dal siero. I casi di morte da Virus sono stati ridotti a percentuali insignificanti. Hanno lavorato bene quelli della Sanità.
Gassius guardò Addams con fare ironico mentre si caricava la pipa.
  – Già, parrebbe, sembra, anzi è così. Con solo dodici milioni di morti alle spalle. Così ha detto sua Eccellenza, «solo dodici».
  – Ci sono circa seicento milioni di persone in cura in tutto il mondo che superano l’età dei cinquanta. È una percentuale infima – fece nuovamente presente Nick.
  – Conosco anch’io la matematica, ragazzo. M’intendo di cifre, di storni, di equazioni e mi ricordo anche chi fosse Euclide. Va bene, diciamo pure che l’operazione è finita. La grande paura, il terrore, tutto finito, con la sola tumulazione di dodici milioni di salme.
  – Una guerra ne avrebbe distrutti di più – disse fra sé Nick, uscendo.
  – Già, l’ultima ne ha distrutti duecento. Sono al corrente di queste statistiche. Complimenti anche a te, Nick.
****
La cena era stata eccellente, la compagni elettrizzante, Moira dolce come sempre, ma non riusciva a dimenticare gli occhi velati di timore che aveva intravisto sul volto di Madia. Cosa voleva dirgli? Era chiaro che fosse impaurita. Beh, era anche comprensibile: essendo fuori reparto senza autorizzazione rischiava una multa o una sospensione. Ma cosa voleva dirgli? Non l’avrebbe saputo mai. E con l’ultima goccia di brandy ingollata chiuse gli occhi e si tuffò nel regno dell’inconscio. Ma il sonno non l’aiutò. L’occhio di Madia, uno solo, grande, che assumeva sempre più un’espressione di paura per trasformarsi in terrore. Poi il viso, solo quello, con il contorno tutto sfuocato. La bocca di Madia che si apriva e diceva qualcosa ma non si sentivano suoni. Le pupille si dilatarono, poi la mano prendeva qualcosa, un foglio, no, un giornale e ne ritagliava un pezzo con frenesia, e lo serrava in pugno, in pugno, in pugno, in pugno.
Si alzò di scatto e accese la luce. La fronte gli grondava di sudore e il cuore gli batteva all’unisono. Il giornale, il ritaglio. Quello che serrava nella mano, con le cifre del bilancio stanziate per l’assistenza ai vecchi e ai malati. Ma che volevano dire? Non aveva dato alcuna importanza a quel ritaglio, ma poi ne aveva? E se l’aveva, qual era? Gassius, sì, forse lui avrebbe avuto le idee più chiare. Doveva parlargliene subito. Premette le cifre di codice ma il televideo non emise alcun impulso di ricezione.
Si vestì in fratta diretto a casa del senatore.
Quel pezzetto di giornale doveva significare qualcosa. Gassius aveva molta esperienza e idee lucide, lui si sentiva confuso. Bloccò di colpo il veicolo davanti alla residenza del suo superiore.
Vi era ferma un’ambulanza e due uomini che trasportavano una barella.
  – Ma che è successo? Dove lo portate?
  – Al reparto tre. Il Virus l’ha colpito. Aveva una certa età e non si era fatto iniettare il vaccino.
Già povero senatore, se n’era dimenticato o l’aveva fatto apposta?
Non gli erano mai andati a genio quelli della sanità. Li disprezzava e questa volta aveva ecceduto. Salì lentamente i gradini che lo portavano all’abitazione. Aveva voglia di piangere ma non ci riusciva. In quel momento nella sua mente si sovrapposero svariate immagini di tutte le volte che era entrato in quella casa per trovarvi l’uomo al quale doveva tutto, che l’aveva accolto e aiutato come un figlio, lui che era uno scapolo incallito. La porta  era aperta. Entrando fu stupito di vedere un grande disordine come se fosse stata eseguita una perquisizione con molta fretta.
Che bisogno c’era di perquisire un appartamento per portare via un morto? Guardò la spina del video-telefono e vide che era staccata. Strano, perché il suo superiore non avrebbe mai dimenticato una cosa del genere. La testa di Nick si arricchiva di confusione, ma percepiva che qualcosa non funzionava. E come avevano fatto a sapere che era morto? Perché quel disordine? Si accese una sigaretta e si accorse che le mani gli tremavano. L’accendino gli cadde di mano. Si chinò per raccoglierlo e, coperta da un giornale, vide una bobina a filo.
La prese e l’intascò d’istinto.
  – Ah, Addams è qui. Ero andato a casa sua per avvertirla personalmente – il professor Klotz aveva perso il suo sorriso diplomatico e aveva assunto un’espressione di ufficiale cordoglio. – Povero senatore! Appena ho visto il suo corpo al reparto ho pensato a lei. Sapevo che gli era molto affezionato.
  – Già povero senatore! Il Virus l’ha ucciso ora che nessuno muore più di Virus!
  – Era un vecchio testardo. Volevo io stesso iniettargli il vaccino e lui mi ha risposto con una parolaccia. Era un uomo di un’altra epoca. Aveva idee ormai sorpassate. Diffidente verso il progresso, la tecnologia, la scienza.
  – Ma aveva un cuore, professore, un cuore che batteva non soltanto grazie al perfetto funzionamento dell’aorta, ma perché grondava di umanità.
  – Sì, sì, certo! Sappiamo tutti cos’ha fatto per il popolo, ma questo anni fa! Ora quei problemi sono stati superati. Era un uomo tagliato fuori e forse aveva rifiutato il vaccino perché l’aveva capito.
  – Vorrei assistere al suo funerale, se me lo concede.
  – Ma certo Addams, certo. Ora vada a casa, che rimanere qui le fa più male che bene. Si metta a letto e prenda magari qualche tranquillante. Ha bisogno di un lungo sonno ristoratore.
Il selciato era bagnato. Aveva appena smesso di piovere e le suole di cuoio di un solitario passante slittavano leggermente sulla patina di umido, mentre camminava caracollando, serrando tra i denti una sigaretta quasi tutta incenerita. Appena se ne accorse la sputò. Ne tirò fuori un’altra e infilò la mano per prendere l’accendino e le sue dita palparono una bobina a filo.
****
La inserì nel selettore. Per un po’ si udì solo un fruscio, poi dei suoni non ben definiti, alfine una voce ben distinta che subito riconobbe. Schiacciò il pulsante. La registrazione si bloccò. Espirò dalle narici il fumo aspirato abbondantemente dalla sigaretta poi rischiacciò il pulsante e la voce di Madia si riudì netta e precisa.
«… Devo parlarle signor Addams. Possiamo vederci alle otto? Io stacco a quell’ora. Al cancello trentasei. Ho cose urgenti da dirle». Poi di nuovo il fruscio.
Perché quella registrazione era da Gassius? Era quella che cercavano? Chi l’aveva registrata? Nel reparto ventuno vi era allora un impianto elettronico di registrazione. Già, che idiota a non averci pensato prima! In tutti i reparti c’era un cervello elettronico innestato che registrava qualsiasi parola. Ma com’era finita laggiù? Sfilò la bobina e se la mise in tasca, poi premette il codice telefonico.
  – Segreteria elettronica del Ministero della Sanità. Prego chi parla?
  – Sono Nick Addams. Voglio un appuntamento urgente con il Ministro.
  – Un attimo che controllo gli impegni.
Si udì un ronzio particolare, ecco, era lo stesso rumore che aveva sentito nel reparto ventuno, dopo aver telefonato al senatore. Era il rumore dell’elaboratore.
  – Venerdì alle diciotto signor Addams. È l’unico orario possibile questa settimana.
  – No, inserisca il segnale d’urgenza speciale e mi passi il Ministro.
  – Signor Addams sa che il «segnale d’urgenza speciale» è solo per casi di estrema gravità? Sa a che pene incorre se la giustificazione non è adeguatamente motivata?
  – So tutto, lo inserisca.
Si udirono dei suoni metallici, passarono alcuni minuti, poi sul video apparve il volto del Ministro.
  – Addams cos’è questa storia? Perché ha usato il «segnale d’urgenza speciale»? Si rende conto della gravità del suo atto?
  – È grave ciò che devo dirle. Ho bisogno di vederla subito.
Il Ministro rimase in silenzio per diversi secondi.
  – Venga nel mio gabinetto tra un’ora. Sarò là.
****
  – Allora? Cosa c’è di così grave da dirmi? Mi auguro per lei che la cosa sia veramente tale, signor Addams, altrimenti la sua carriera avrà un brusco arresto.
Nick tirò fuori di tasca la bobina e la diede al suo interlocutore.
  – La inserisca nel selettore. La ascolti, poi le spiegherò!
L’uomo politico rimase un attimo perplesso, poi acconsentì alla richiesta. Un po’ di fruscio poi una voce chiara:
« …Signor Addams che piacere vederla. È da tanto che non la vedo. Volevo salutarla. Ho saputo che era qui. Ora devo scappare al mio reparto. Se mi trovano fuori senza motivo prenderò una…»
Nick si alzò di scatto.
  – Ma non era questo che vi era inciso! Non era questo. Era diverso.
  – Signor Addams è sicuro di sentirsi bene? Dovrei farla arrestare, ma in considerazione dell’usura psicofisica del suo ultimo incarico voglio essere indulgente con lei.
L’indice premette tre bottoni. Si accesero delle luci verdi, poi il volto del professor Klotz apparve sullo schermo.
  – Professore, il signor Addams denuncia chiari segni di alterazione psichica. Lo affido a lei perché sia completamente rigenerato.
  – Non sono matto se è questo che vuole dire. Prima vi era incisa un’altra cosa. Ha capito? Ha capito?
Il Ministro lo guardò con compassione poi, con calma, si staccò dal collo le mani del giovane.
  – Ho detto che non intendo farla arrestare, ma non abusi della mia comprensione signor Addams.
Due guardie apparvero davanti alla porta.
  – Portatelo nella clinica del professor Klotz. È atteso.
  – Come comanda, Eccelenza.
Nick con espressione svanita precedette le guardie, ma giunto alla porta si girò.
  – Su quel nastro vi era incisa un’altra cosa. Non so cosa sia successo ma è così, ne sono certo. Non sono pazzo io!
La porta si chiuse alle spalle dei tre e il Ministro atteggiò la bocca a un sorriso. Schiacciò un pulsante e si udì un fruscio, poi una voce chiara che diceva:
«… Devo parlarle signor Addams. Possiamo vederci alle otto? Io stacco a quell’ora. Al cancello trentasei. Ho cose urgenti da dirle». Poi ancora un fruscio. Bloccò l’esecuzione. Tirò fuori il nastro e lo gettò nel disintegratore. Poi schiacciò nuovamente un pulsante.
« …Signor Addams che piacere vederla. È da tanto che non la vedo. Volevo salutarla. Ho saputo che era qui. Ora devo scappare al mio reparto. Se mi trovano fuori senza motivo prenderò una multa e…».
Un click fermò la bobina e un sorriso enigmatico incorniciò il volto del responsabile del dicastero della Sanità.
****
  – Come andiamo signor Addams? Mi sembra alquanto migliorato.
Nick alzò leggermente la testa. Guardò il professor Klotz con a fianco due guardie armate di mitra a raggi laser.
  – Sì, mi sento meglio – rispose asciutto.
  – Vedo qui dalla sua cartella clinica che le applicazioni elettroniche hanno dato buoni risultati – disse con una voce bonaria sfogliando un grosso dossier.
  – Sì, mi sento meglio, grazie – ripeté il giovane asciutto. Klotz si sedette sul letto, unico mobile della stanza di laminato plastico di color bianco fluorescente.
  – Cosa c’era inciso su quel nastro? – chiese dolcemente.
  – Nastro? Che nastro professore? Io mi sento molto meglio. Grazie. – Il professore schioccò le dita e una delle guardie gli porse un apparecchio. Due ventose furono applicate alle tempie del giovane e una in direzione del cuore.
  – Cosa c’era inciso su quel nastro? – chiese nuovamente con dolcezza, mentre i suoi occhi erano attenti all’ago in mezzo all’apparecchio.
  – Nastro? Che nastro professore? Io mi sento molto meglio. Grazie.
L’ago non ebbe la minima vibrazione. Klotz sorrise.
  – Bene giovanotto. La cura è finita. È libero d’uscire.
Nick aprì gli occhi e si trovò nel suo appartamento, circondato dagli amici di sempre.
  – Ben tornato Nick!
  – Finalmente sei tornato tra noi vecchio.
  – È stata dura la missione?
  – Lasciatelo stare, non vedete che è stanco? – disse una voce femminile molto calda. – Vieni Nick, andiamo di là.
Appena soli la ragazza gli cinse il collo con le sue lunghe e affusolate braccia e cercò la sua bocca con frenesia.
  – Cos’hai Nick? Mi sembri un po’ freddino. La tua missione è stata difficile?
Il giovane la guardò con due occhi interrogativi.
  – Non ti chiedo di dirmi cose su cui sei tenuto a mantenere il segreto, ma solo se è stata difficile.
  – Eh? Ah sì, sì lo è stata parecchio, e mi sento molto stanco. Vorrei bere qualcosa di forte.
  – Ecco, te lo avevo già preparato prima. Bevi, ti farà bene.
L’uomo portò lentamente il bicchiere alla bocca e le sue labbra prima e la gola poi furono irrorate da un liquido caldo e aspro.
La porta era socchiusa e l’audio della televisione filtrava chiaramente.
«…purtroppo il vaccino si è dimostrato efficace solo per un breve periodo di tempo e pertanto i morti sono già giunti a circa cinquecento milioni in tutto il globo. Le autorità sanitarie garantiscono nella maniera più assoluta che nessuno al di sotto dei cinquant’anni corre pericolo di essere contaminato dal Virus. E che comunque, a scopo puramente cautelativo, un nuovo siero è stato approntato e verrà diffuso nell’aria da speciali apparecchi. Mischiandosi ai gas dell’atmosfera, verrà inoculato per vie respiratorie rendendo completamente immuni dal morbo disgregatore delle cellule».
  – Ma Moira, hai sentito la televisione? Cinquecento milioni di morti!
  – Ah sì, terribile vero? È buono il cocktail? L’ho fatto io con le mie mani. Bravina vero?
  – Ma è… è mostruoso!
  – Sì, ma non ti preoccupare, noi siamo immuni. Siamo giovani. Abbiamo fatto l’esame delle cellule. Tutte solide e compatte. Me lo dai un altro bacio?
  – Cinquecento milioni… il senatore…
Il giovane si lasciò cadere pesantemente sulla sedia portandosi le mani al viso.
  – Che ti succede caro? Ti senti male?
  – No, è solo che sono distrutto. Scusami tu con gli altri amici, ma ho assolutamente bisogno di sonno.
Il soffitto era bianco, bianchissimo, quasi fluorescente, con una sola impurità giallognola causata dalla luce che sparava la sua energia in alto. Poi, poco a poco, quella macchia gialla prese corpo e diversi volti si alternarono uno all’altro rendendo impossibile l’identificazione, poi dei suoni violenti e acuti tagliarono l’aria finché una voce e chiara penetrò violentemente nelle orecchie di Nick.
«Devo parlarle, signor Addams. Possiamo vederci alle otto? Io stacco a quell’ora. Al cancello trentasei. Ho cose urgenti da dirle».
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  – Signor Presidente, quello che sto per dirle è gravissimo. Si tratta di una cosa mostruosa che potrebbe sembrarle incredibile, ma che purtroppo non lo è.
Addams guardava il primo cittadino del mondo che lo osservava a mani incrociate battendo lentamente i pollici uno contro l’altro.
  – Mi dica, signor Addams. Sia il più conciso possibile. È tutto ciò che le chiedo. – La voce era cordiale ma venata da una sottile ostilità.
  – Signor Presidente, il Ministro della Sanità ha progettato d’accordo con il professor Klotz un piano di sterminio di cinquecento milioni di persone, vecchi ammalati, vecchi bisognosi di cure, vecchi in case di riposo. Il Virus l’hanno creato loro per debellarli. Non mi crede?
Nick era affranto.
  – E quale sarebbe lo scopo di questo sterminio, signor Addams?
  – Non… non saprei, io… io so solo che l’hanno fatto. Non posso provarlo, ma se lei fa aprire un’inchiesta…
Il Presidente con un lieve sospiro fece apparire dalla scrivania un contenitore. Cercò una scheda e l’inserì nell’apparecchio riproduttore.
  – Presti attenzione, prego.
«Riunione del due marzo… tra il signor Presidente del Governo Mondiale e il Ministro della Sanità. Riservatissima».
Un silenzio poi, alcuni secondi dopo, la voce del Presidente uscì dagli amplificatori.
« – Trecento miliardi e sono appena sufficienti per rendere funzionali quelli che abbiamo adesso. Ma entro dieci anni saremo schiacciati. L’economia salterà. Non avremo né spazio né soldi per ospitare tutti. – Signor Presidente, – Nick distinse subito la voce del Ministro della Sanità – una guerra nucleare ha distrutto duecento milioni di persone, ma indiscriminatamente, giovani, bambini e anche dei vecchi. Sembrava che si fosse ottenuto un equilibrio demografico, abbiamo controllato e programmato le nascite ma non le morti.»
Un secondo di silenzio.
« – Lei vuole propormi qualcosa, vero? Lo faccia quindi.
– Subito Presidente. Il collega del bilancio mi ha fornito tutti i dati che del resto lei conosce già alla perfezione. Non c’è scelta, se vogliamo arrivare a equilibrare il sistema dobbiamo eliminare seicento milioni di persone. Questa volta però tutti vecchi. Solo vecchi, quelli che sono improduttivi, che pesano sul bilancio e non permettono un’effettiva programmazione sociale a tutela effettiva del cittadino sotto il piano sanitario e sociale.
  – Uhm… idee?
  – Un Virus! Il professor Klotz, mio fedele collaboratore e anche lui investito dalla responsabilità che ci pesa addosso, ha sintetizzato un germe che agisce istantaneamente sulle cellule in stato di avanzata decomposizione. Una quantità minima nei medicinali che vengono forniti agli ospedali per anziani, case di cura, convalescenziari produrrà nel soggetto l’immediata morte, assicurata senza sofferenza alcuna».
Nick era sbigottito. Cercava di deglutire ma non ci riusciva. Gli occhi erano fissi sul riproduttore.
« – E l’opinione pubblica?
   – Faremo sapere che il Virus colpisce solo quelli da una certa età in su e i malati. Produrremo un farmaco antidoto che farà effetto per un determinato periodo di tempo, ma che allo scadere produrrà la morte di coloro ai quali sarà stato inoculato. Nel giro di un anno elimineremo seicento milioni di gravosi pesi e avremo pronte le attrezzature per le future necessità. Una soluzione “una tantum” metodica e precisa, falcerà come una guerra, ma selezionando e quindi non indiscriminatamente».
Addams deglutì a fatica mentre si era instaurato un minuto abbondante di silenzio.
« – Voglio vagliare attentamente quanto mi riferisce. Ma penso che la mia decisione sarà positiva, visto che altre scelte non ve ne sono. Daremo così il via all’operazione… come la vuole chiamare?
  – Virus! Mi sembra adatta. È triste presentare un piano del genere, ma è per il bene dell’umanità e le giovani generazioni di oggi e quelle che verranno ne saranno beneficiate. È il retaggio ereditato da sistemi arcaici che è venuto al pettine. Neanche la guerra è riuscita a risolvere il problema, una guerra che si credeva totale e sterminatrice. L’optimum sarebbe programmare sia la vita che la morte. Una nascita per un decesso e non avremo più squilibri.
  – Vada, Ministro. La convocherò domani e le darò la risposta definitiva. Qualora fosse positiva, come penso, l’avverto che se la Commissione di Vigilanza dovesse scoprire qualcosa, dovrò farla giustiziare.
  – Non lo scopriranno Presidente. Il senatore Gassius, che ne è a capo, ha aderito al nostro piano, sia pure con riluttanza. Ha già proposto come ispettore un giovane biochimico, alle sue dipendenze, dalle capacità limitate e facilmente controllabile».
Il Presidente tolse la scheda.
  – Ha sentito abbastanza signor Addams? C’è stato un solo errore in tutto questo. Hanno calcolato male le sue capacità.
  – Ma… Gassius d’accordo? Non…non posso crederlo! Perché è morto?
  – Ma è naturale che morisse. Era vecchio e pericoloso, pieno di scrupoli e ripensamenti. Un uomo di un’altra epoca. Oggi il professor Klotz è stato colpito anche lui dal Virus. A furia di curare i pazienti s’è dimenticato di curare se stesso, e domani rimarrà vacante il Ministero della Sanità!
  – Anche lui? Già era vecchio, no? Non c’è più nessuno. Madia l’infermiera aveva saputo qualcosa. È stata eliminata per quello vero?
  – Troppo ovvio signor Addams. Quello che lei ha definito mostruoso si è reso necessario per le generazioni future che godranno di un benessere che mai avrebbero potuto avere senza questa operazione.
  – Già intanto ha eliminato tutti i complici. Mi viene in mente un racconto della letteratura di secoli addietro quando il capo pirata, dopo aver fatto seppellire il baule del tesoro, uccideva i suoi compagni! Cinquecento milioni di persone trucidate e ce ne sono ancora cento milioni da eliminare secondo il piano, vero?
Nick si alzò barcollante, tentando di dirigersi verso la porta.
  – Vedo che lei non vuole proprio comprendere il problema. Ma dove va? Non crederà di uscire di qui!
  – Perché no? – chiese Nick con il viso stravolto.
  – Signor Addams, lei ha fatto richiesta di vedere il Presidente del Governo Mondiale Unificato sul modulo rosso barrato blu, quello di precedenza assoluta ed è stato ricevuto solo sei ore dopo la richiesta. Non le dice niente tutto questo?
  – Beh, non saprei
  – Glielo dico io allora. Ai morituri non si nega l’ultimo desiderio. Le sue cellule, signor Addams, sono in stato di avanzata decomposizione e il Virus è ancora nell’aria.
  – Non è vero – urlò Nick con tutto il fiato che aveva in gola – le mie cellule sono assolutamente integre.
Il Presidente sorrise e con voce garbata si rivolse al suo terrorizzato interlocutore:
  – Lei crede, signor Addams?

© copyright 1970-2012 by Luciano Secchi. Riproduzione autorizzata.

 Posted by at 10:51
Set 052012
 

Luciano Secchi ci omaggia di un altro delizioso racconto che io sono felice di condividere, eccolo:

Camminavo da mezz’ora sotto il sole che batteva incessantemente e provavo una sorta di sadico piacere nel vedere la mia fronte grondare di sudore e i miei occhi stralunarsi.
Avevo preso quella che ritenevo una scorciatoia, una strada biancastra, coperta di ghiaia, molto irregolare, senza un filo di verde attorno. Una strada che, in realtà, aveva allungato il mio cammino. Ormai ero quasi allo stremo, miravo in lontananza una macchia verde scuro, la mia meta. Non vedevo l’ora di allungarmi sotto un albero riparato dall’ombra e ristorato dalla frescura delle foglie.
Improvvisamente vidi una baracca. Era forse qualcosa di più, ma calzava a pennello in quel paesaggio desolato che si era scoperto ai miei occhi. Era una trattoria, almeno così diceva l’insegna. Fuori vi erano pure dei cartoni arricciati e sbiaditi che lasciavano immaginare una remota pubblicità di bibite. Vi erano anche due alberi fioriti. Un sorriso allargò il mio volto. Sedetti all’ombra di una pianta, infilando le gambe sotto un tavolo scalcinato, poggiandole sopra una sedia non da meno.
Mi passai per l’ennesima volta il fazzoletto attorno al collo, ci feci un nodo e lo tenni lì. Alzando gli occhi vidi, poco distante da me, seduto a un tavolo, un vecchio signore dalla barba lunghissima, la cui estremità si era attorcigliata alla gamba del tavolaccio. Poggiava le mani su un bastone intagliato grossolanamente e aveva lo sguardo fisso all’infinito.
Gli sorrisi, ma non mi vide o non volle vedermi. Alzai le spalle. Ero così contento di avere trovato l’ombra e il verde dietro la catapecchia che tutto il resto non mi interessava. Attesi pazientemente che il trattore o un cameriere si facesse vivo per prendere l’ordinazione. Passò il tempo. Il sole calò, venne la sera, poi la notte e il mattino seguente. Ancora nessuno si era visto. Il vecchio era nell’identica posizione e io ero ancora al mio posto.
  – Scusi – azzardai, – il servizio qui è un po’ lento o sbaglio?
  – Non sbaglia, giovanotto – bofonchiò la voce del maturo personaggio.
Poi più niente. Passarono diverse ore, il sole che prima era ancora timido, divenne sempre più spavaldo e colpiva violentemente la terra con i suoi raggi. La gola era secca e incominciavo a sentire il bisogno di bere qualcosa di fresco.
  – Scusi – tornai ad azzardare, – hanno bibite ghiacciate qui?
  – Ne ho ordinata una anch’io – tornò a bofonchiare la stessa voce del medesimo maturo personaggio.
  – E da quando? – stavolta ero lanciato, visto che si era all’imbrunire.
  – Oh, da tanto! – concluse l’interrogato.
Calò il sole. I grilli cominciarono a frinire. Si era alzato un leggero vento e avevo meno sete, ora, ma la gola mi doleva.
  – Pensi che quando sono venuto qui a chiedere una birra, mi ero appena laureato – era la voce dell’attempato cliente che rompeva il brusio della natura in fermento.
  – Sì? – l’incoraggiai, non senza fatica per la gola riarsa.
  – Sì – riprese il vegliardo. – Era una bella giornata calda, come quella dell’altro giorno, quando siete arrivato qui. Mi ero seduto e avevo ordinato una birra a Carlo, il figlio del trattore, della mia stessa classe. Avevo sete e attendevo impaziente, ma il tempo passò lento e inesorabile. Carlo si sposò, ebbe un figlio, partì per la guerra e morì al fronte. Gigino, il figliolo, mi disse di attendere, di avere un po’ di pazienza che sarebbe venuto subito a servirmi. Ma andò all’università, poi in città e lasciò solo il nonno che era molto vecchio e non aveva molta voglia di tirare ancora avanti la carretta.
Il mio compagno d’attesa parlava senza sosta, come se avesse atteso da chissà quanto di parlare con qualcuno, e io lo ascoltavo interessato senza interromperlo.
  – Morto lui, andò avanti il cugino Cesare che già aveva avuto un bar, senza tuttavia apportare migliorie al servizio dei clienti! Cesare è morto l’anno scorso. Suo figlio, che è piuttosto in gamba, si occupa di tutto. È un buon figliolo e sono convinto che tra non molto esaudirà la mia richiesta.
Era già l’alba. La natura si risvegliava, riprendeva la vita della luce e cessava quella delle tenebre. Guardai in faccia il mio interlocutore che ora taceva, aveva gli occhi fissi all’orizzonte, ma il suo viso mi sembrava più scavato e la barba ancora più lunga.
Non saprei dire quanto tempo passò da quel colloquio che rimase l’ultimo, avendoci il silenzio stretti, legati e avvinghiati; ma finalmente apparve un cameriere.
Quando uscì dalla porta, mi sembrava piuttosto giovane e lesto, ma, man mano che si avvicinava mi pareva che invecchiasse e si incurvasse sempre più.
Sì fermò davanti al tavolo del barbuto uomo e, con voce malsicura, chiese: – Il signore aveva ordinato una birra ghiacciata?
  – Sì.
  – Mi spiace, signore, ma le abbiamo finite.
Il vecchio sbuffò, raccolse tutte le restanti forze, si alzò a fatica appoggiandosi al bastone e se ne andò mugugnando: – Poteva dirmelo prima!

© copyright 1970-2012 by Luciano Secchi. Riproduzione autorizzata.

Giangiacomo passava di lì tutti i giorni. Si fermava e riempiva i polmoni del profumo che veniva dalla finestra della cucina, poi spiaccicava il naso contro il vetro dell’ingresso del ristorante per cercare di vedere chi fossero i fortunati che potevano permettersi l’accesso in un locale del genere. Ma il vetro smerigliato e le tendine gli impedivano di vedere qualcosa di più che non delle sagome sfuocate che si muovevano dilatandosi nelle venature della ricca vetrata.
Ma aveva sentito parlare parecchio di quel ristorante che aveva un nome particolare, semplicemente “Il ristorante” e che ospitava solo gente di alto rango, non tanto per quanto potesse concernere un’educazione o un casato, ma solo il conto in banca.
Al bar, con gli amici, nelle lunghe sere d’estate si favoleggiava intorno a questo ristorante e ai conti che si pagavano e diventava inevitabilmente il discorso preferito di coloro che il locale lo avevano visto solo di fuori.
– Un mio amico che ha un cugino che fa l’autista per un signore, ha un fratello che è stato là a mangiare. Dice che è costato un occhio della testa. Cosa che solo pochissime persone possono permettersi.
– Uhm, non è molto democratico però!
– Se vuoi ti lasciano entrare. Basta che tu paghi. Quanto non lo si sa, non hanno mai esposto la lista sulla vetrata.
– Ma cosa credi che sia? La mensa dei dopolavoristi? Quello è il ristorante di chi è arrivato, come la Rolls Royce è la macchina dei miliardari. Lì non ha importanza quello che si mangia o quello che si paga, basta poter dire di esserci entrati.
Giangiacomo provava una stretta al cuore al pensiero che lui, forse, non avrebbe mai potuto entrare in quel ristorante così lussuosamente dispendioso e confidò la sua pena alla sua ragazza.
– Noi non potremo mai andare là dentro, mai. Con quel poco che guadagni tu e con quel niente che guadagno io, mia cara Graziella non potremo mai permettercelo.
– Certo che se invece di lavorare io sola per costruire il nostro avvenire, anche tu mi dessi una mano, sarebbe una faccenda più celere e chissà mai che allora una puntatina in quel ristorante…
– Lavorare, lavorare, è una parola. Basterebbe dirlo che subito zac. Ma non sai quanti disoccupati ci sono al mondo? Tanti eh? Ebbene io sono uno di quelli.
– Non ti offendere, caro, non volevo urtare la tua suscettibilità e il tuo amor proprio! So come soffri a essere nella tua condizione, scusami.
– Ah, beh… adesso sì che ti riconosco come la mia pettirossa. Poi prendo il sussidio, no?
– Ah, sì,  è vero… certo che non è molto elevato, comunque…
Il ragazzo attirò a sé la sua ragazza, la strinse con tutta la forza che aveva in corpo e appiccicò le sue labbra violacee su quelle rosa-pesca della fremente fanciulla. Dopo una breve estasi, sospirò e aggiunse speranzoso:
– Cara, vedi di fare delle economie o dei lavori extra in ufficio. Dobbiamo andare in quel ristorante, dobbiamo.
– Sì, sì caro, tutto quello che vuoi tu per farti felice, per essere noi felici, tutto quello che vuoi.
Graziella fu di parola, lavorò alacremente, incessantemente, trascurando ogni qualsiasi esigenza che potesse essere considerata superflua. Riuscì a economizzare una discreta somma e alfine poté dire col cuore gonfio di gioia:
– Giangiacomo, domani puoi portarmi a “Il ristorante”, ho messo via i soldi sufficienti.
– Ma no! Sul serio? Ci sei riuscita! Ma che brava! Vieni qui tra le mie braccia che ti do un bacio da mozzarti il fiato.
– Oh ma che brutte rughe hai sul viso e la pelle, un po’ sciupatina eh? Sarà bene che usi un bel po’ di cerone domani! Non vorrai farmi sfigurare, spero!
– No, no caro, stai tranquillo. Vedrai che tornerò bella come non mai… è che ho dovuto tralasciare il trucco e la cura del viso, del mio corpo, per lavorare, altrimenti come avremmo potuto…
– Oh adesso non incominciare a fare la classista perché hai la fortuna di avere un posto di lavoro, so già tutto, quindi è bene che non ti immoli nuovamente.
– Ma caro io non volevo fare la martire, ma solo spiegare perché io…
Ma Giangiacomo non la sentiva, era seduto su una nuvola e si alzava leggero leggero nella nebbia tagliata da strisce di raggi di sole. Stava per sorpassare la linea fatidica che aveva sempre agognato: finalmente anche lui sarebbe andato a “Il ristorante”, avrebbe mangiato lì.

*****

La porta fu aperta dal portiere gallonato che, con un inchino molto profondo, salutò la coppia scappellandosi.
– A nome della direzione, porgo il benvenuto ai signori.
– Ehm grazie, grazie…
– Il guardaroba è di qua, prego.
Un cameriere in livrea di velluto amaranto con risvolti viola si era fatto incontro a Giangiacomo e Graziella che, senza darlo troppo a vedere, roteavano le palline degli occhi per abbrancare più visuale possibile del locale.
– Ah, sì… grazie.
– Fanno cinquemila denari a capo, si paga in anticipo.
– Ah, sì, naturalmente, ecco qua, sei, sette… otto, nove e dieci.
Il maître si fece loro incontro scoprendo una fila di denti bianchissimi e perfetti, buon prodotto d’odontotecnica artigianale, che, con sussiego, li introdusse nella sala da pranzo più lussuosa che ci potesse essere mai stata. Broccati, alamari, tappeti persiani, bukara, gemme, gioielli, oro e argento si sovrapponevano con i loro colori tanto da creare un’unica massa che confondeva chiunque puntasse gli occhi attorno per la prima volta.
– I signori si accomodino, ora portiamo il coperto. Loro usano tovaglioli, nevvero?
– Eh? Ma sì, sì certo, caspita, ci mancherebbe…
– Molto bene, ecco due tovaglioli, sono duemila denari l’uno, si paga in anticipo.
– Eh? Ah, certo, certo, ecco quattromila denari.
– Immagino che vorrete mangiare con le posate d’argento, vero?
– Ah, senz’altro! D’argento o non mangiamo.
– Mi fa molto piacere, perché ne abbiamo di certe che sono un bijou, roba da far rimanere secchi. Si dice che Napoleone Bonaparte le abbia usate prima di partire per l’Elba.
– Ah, interessante.
– Fanno venticinquemila denari pro capite. Una cifra irrisoria, vero? D’altronde la direzione non vuole speculare sulle rifiniture.
Graziella guardò Giangiacomo arrossendo. Questi porse i cinquantamila denari e fissava preoccupato gli occhi della compagna di desco.
– Ehm Giangiacomo io… io ho solo…
– Ho capito, ho capito!
– Ah, dunque allora, adesso vediamo un po’. Bicchieri di Boemia, tutti lavorati con firma di autore su ogni bicchiere, oppure preferiscono qualcosa di più moderno, magari non molto estroso?
– Mah, non saprei, bisognerebbe vedere un po’.
– Ma certo, ma certo… Filippo, porta qui il campionario dei bicchieri… Ecco, guardi pure, facciamo scegliere alla  sua signora? Quale desidera?
– Beh, ecco quelli lì, gialli, no, quelli sono arancioni, quelli gialli, sì, ecco quelli lì.
– Ah madame, mi complimento per il suo buon gusto. Una scelta veramente di classe. Sono i migliori bicchieri che abbiamo. Trentacinquemila denari al servizio.
Lui sudò. Lei pure. In tanto tempo che si conoscevano i loro occhi non erano stati mai così loquaci. Pagò!
– Come piatti, cosa preferiscono?
– Ah, ecco sì, ci dia la lista che ordiniamo subito!
– Ma no, cos’ha capito, signore? Non vorrà dirmi che la sua estrosità la porta a mangiare sulla tovaglia. È severamente proibito qui. Ci sarebbe una multa di centomila denari. No, no, io mi riferivo ai piatti, ai contenitori del cibo. Preferisce ceramica, terracotta smaltata, argento, oro, platino laminato, o che?
– Mah, veda un po’ lei.
– Molto bene, signore, allora visto che avete scelto quei bicchieri, non possiamo fare a meno di prendere i piatti di platino. Eh, sì, costano un po’ ma che sciccheria, che lusso, complimenti ancora signora…
– Quanto sarebbe?
– Eh, quarantacinquemila denari cadauno, signore, ma creda, li valgono.
Giangiacomo riusciva a malapena a trattenere l’ira che lo aveva invaso tutto. Tirò fuori il denaro e si accertò, come temeva, di non averne più. Tutto quello che la sua fidanzata gli aveva dato era già stato speso senza neanche vedere il menù.
– Ecco tenga, ce ne andiamo. Ci è passato l’appetito.
– Ah, i signori soffrono di inappetenza! Che peccato. Avremmo comunque un ottimo aperitivo, da prendere in altri bicchieri, s’intende, che…
– No, no, lasci perdere, abbiamo un appuntamento.
– Ah, bene, signore come desidera, deve pagare il coperto, la percentuale e le marche signore, sono ancora diecimila denari.
– Ecco… a lei, è l’ultimo.
– Bene, ora possiamo andare.
– Certo signori, buona sera… Ci auguriamo di rivedervi presto ehm… presto ehm… presto ehm…
– Beh, che c’è ancora?
– La mancia signore, non è d’obbligo, ma lei capisce…
Stavolta il cliente non riuscì a trattenere una grossa imprecazione che destò stupore e indignazione nel capo servizio del ristorante.
– Signore, sono sconcertato, parole siffatte…
– Ne sentirà delle altre, se non si scosta subito.
Prendendo per mano la sua infelice compagna, Giangiacomo uscì dal locale trascinandosela dietro.
Il maître, alcuni camerieri e il guardarobiere osservarono quasi disgustati la scena.
– Inaudito! Speriamo che non ritornino più! Quelli sono i clienti che rovinano la buona reputazione di un locale.

Luciano Secchi

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