Umberto Rapetto non è più un colonnello della Guardia di Finanza. Ufficialmente e formalmente si è trattato di dimissioni. In verità, pare che desse parecchio fastidio ai “poteri forti”, alla politica e alla criminalità organizzata. Per questo è stato “gentilmente invitato” a farsi da parte. Chi è Umberto Rapetto?
Per i più si tratta di un nome insignificante. Eppure siamo di fronte a un super esperto di informatica e lotta alle frodi. Autore di numerose pubblicazioni, è anche docente universitario. Gli Stati Uniti ce lo invidiano. Le sue competenze e la sua intensissima attività hanno consentito al nostro Stato di individuare migliaia di evasori fiscali. Peccato che poi le somme concretamente recuperate sono minime. Per cinque anni, Rapetto ha seguito tutti i componenti delle organizzazioni che gestivano il gioco d’azzardo in Italia senza pagare le imposte. Finchè un giorno, ha chiuso il dossier, facendolo arrivare ai carabinieri: ha fatto arrestare quindici persone.
Rapetto si è presentato in giudizio con migliaia di pagine di prove e con conti precisi: le società dei videopoker sotto accusa devono restituire allo Stato 98 miliardi, 456 milioni, 756 mila euro. Cifra mostruosa, superiore persino alle ultime quattro manovre finanziarie messe assieme (con le nostre tasse e i nostri sacrifici). Gli imputati che sono stati tutti condannati penalmente hanno patteggiato, anche se Rapetto era contrario: il colonnello sosteneva che dovevano restituire fino all’ultimo centesimo di euro.
Alla fine i giudici si sono rivolti alla Corte dei Conti la quale ha preso atto della condanna penale della Cassazione e ha imposto agli imputati il pagamento di appena 2,5 miliardi di euro. Lo sconto è di quelli che nemmeno nel più pazzo dei supermercati: 96,5%!
Qualcuno ne ha parlato in TV? Ovvio che no, la farfallina di Belen, i dettagli delle cenette simpatiche di Arcore o il sole in Primavera sono argomenti ben più importanti.
In sintesi, l’attività del colonnello Rapetto consente di accertare 98 miliardi e mezzo di evasione fiscale ad opere delle società che operano nel gioco d’azzardo. E che fa lo Stato? Concede a loro uno sconto del 96,5% e a noi… sempre nuove tasse!
Già, perché se a non pagare le imposte è un piccolo imprenditore o un normale cittadino, si interviene con i carri armati.
Se ad evadere sono le grandi società, si va con i guanti, c’è il super premio. Quei 98 miliardi e rotti avrebbero alleggerito di molto i nostri sacrifici e avrebbero dato un enorme aiuto a risolvere tanti dei problemi in cui versa il nostro martoriato paese!
Quel premio che non c’è stato per Rapetto. Costretto a dimettersi perché faceva fin troppo bene il proprio mestiere.
Proprio sicuri che una Repubblica in cui l’immoralità è la norma debba essere festeggiata? Decidete voi.
Giu 282012
Bel pezzo che condivido in toto. La vergognosa vicenda dell’evasione miliardaria delle slot-machine, tra cui svetta la Atlantis/Bplus del latitante Corallo legato a doppio filo con gli ex di AN, ha goduto della sola e continuata copertura mediatica del Fatto Quotidiano e talvolta del Corriere (l’ottima Sarzanini). L’Italia è tuttora sull’orlo del baratro, a pochi passi dal default, ma l’unica ossessione giornalistica sembra essere le mignotte del Cavalier Pompetta. No, non è una Repubblica da festeggiare, non solo per manifesta e incancrenita immoralità, ma per quella trattativa Stato-Mafia che da settimane i trombettieri di regime e barboncini da guardia dei “sacri colli” si affannano a insabbiare. Ci vorrebbe un Kriminal che torni a colpire il capitalismo straccione e assistito di casa (cosa?) nostra. Vabbuò, torno a leggere il Pepper Russel appena uscito.